“Borgo del Lentino” rappresenta un tipico esempio di centro “curtense” introdotto in Italia dai Franchi in epoca Carolingia, come si può osservare il piccolo insediamento si divide in due parti ben distinte: una costituita da edifici massicci e di discreta imponenza, dove albergava il signorotto proprietario dei terreni e delle costruzioni circostanti; dall’altra parte, più a monte, troviamo costruzioni più umili destinate ad ospitare i coloni, i quali avevano in uso normalmente una parte delle proprietà del signorotto ma in cambio dovevano, per contratto, cedere una parte del prodotto ricavato oltre a dover lavorare, insieme ai servi, le terre del signorotto.

Il borgo era un’entità che si basava su un’economia di sussistenza, le attività commerciali si basavano essenzialmente sul baratto che poteva avvenire nei centri maggiori, in questo caso Nibbiano; dalle attività agricole provenivano cereali e foraggio, questo ultimo prodotto serviva per alimentare il bestiame: ovini, bovini ed equini. I cereali: frumento, orzo, segale, farro, avena; nei campi si coltivava anche fave, ceci e lenticchie. Vanno inoltre aggiunti i prodotti ortofrutticoli, quali: cipolle, carote, sedano, prezzemolo, rosmarino, salvia, erba cipollina, questi ultimi prodotti arrivavano dalla coltivazione dell’orto che spesso rappresentava anche la farmacia famigliare. Le piante da frutto più tipiche erano: il melo, il pero ed il noce, a queste due vanno aggiunte le castagne le quali, specie in altura, rappresentavano una vera e propria coltivazione, lo stesso bosco rappresentava un’importante risorsa, forniva legname da costruzione, legna da ardere ed anche ghiande che erano utilissime per alimentare il maiale che rappresentava la più importante riserva di proteine, sempre dal bosco provenivo selvaggina, funghi e tartufi. All’interno dell’azienda non mancavano mai il bue e la mucca e qualche pecora, il bue era la macchina da lavoro trainava carri, aratri, slitte; la mucca dava il latte e produceva vitelli, il latte rappresentava un alimento importante alla pari del pane, con il latte di mucca e con quello di pecora si producevano formaggi tipo il “ribbiolino” che variava da zona a zona, ognuno aveva il proprio metodo e la propria ricetta. Dalle pecore si otteneva la lana, che lavorata serviva per gli indumenti.

Il Molino di "Rio Lentino"

Rappresenta un insediamento produttivo le cui origini sono certamente molto antiche, realizzato alla confluenza del rio Lentino con il torrente Tidone, il complesso edilizio ha, nel corso della sua storia, subito vari rimaneggiamenti. Si può certamente affermare che l’insediamento primitivo già nasceva con funzioni prettamente produttive, il luogo indica una motivazione unica per la realizzazione,

anche se qualche dubbio può farlo sorgere un elemento che rimane ancora oggi staccato dal contesto del complesso e che certamente risulta molto antico sia per la struttura che per il livello sul quale è posizionato rispetto a tutte le altre costruzioni: la casa a torre situata centralmente rispetto a tutto il sistema edilizio del borgo, sorta forse anche come elemento a difesa e come strumento di comunicazione con coloro che dovevano proteggere tale importante struttura produttiva. La parte più antica destinata a mulino sembra essere il locale “A “ il cui piano di calpestio risulta scavato nella roccia, questo vano presenta evidenti ed inequivocabili tracce di un altro ingresso che portava verso il cortile interno, il che lascia supporre che il piano cortilizio attuale non sia quello originario del periodo della prima edificazione, non va dimenticato che il Tidone non era regimentato come attualmente è dallo sbarramento artificiale del “Molato” nonché dallo stesso sbarramento posto pochi metri a monte dello stesso mulino, pertanto, le piene potevano essere improvvise e anche devastanti inoltre lo stesso rio Lentino non è detto che sfociasse a valle del mulino ma anzi con molte probabilità il suo punto d’incontro con il Tidone era situato a monte del borgo e pertanto ad ogni piena poteva corrispondere un trasporto di detriti che contribuivano ad alzare il livello del piano dell’agglomerato edilizio.

Nei locali fino a pachi anni fa’ vi erano posizionate tutti gli ingranaggi, le macine e le macchine per la produzione delle farine, sulla parete rivolta a sud sono ancora visibili i fori per l’ingresso dell’albero di trasmissione al quale era collegata la ruota motrice (oggi in ferro - foto 2 -, ma sino a qualche tempo fa in legno), osservando l’edificio dall’esterno sono visibili altri fori che indicano un livello preesistente inferiore rispetto all’attuale. Il pavimento è di tavelle in cotto, le strutture verticali sono costituite da muri a sacco dello spessore che va dai 55 ai 70 cm. in pietra locale legata con malta realizzata con calce viva e sabbioncino, il pietrame proviene dal Tidone e dai campi circostanti, i muri internamente risultano intonacati a malta piuttosto grezza, le strutture orizzontali del soffitto sono costituite da travi di rovere ancora ben conservate. Il terzo locale - “C”- (foto n. 3), il primo quando si entra, ha un ingresso al Mulino ingresso ad arco che da sul piazzale posto innanzi alla casa a torre, questa ultima sembra quasi che possa sia stata messa come posto a controllo del macinato, forse ospitava l’addetto alla riscossione della decima per il signorotto titolare del feudo. Il locale “C” presenta una superficie maggiore rispetto ai primi due, la sua funzione era quella di magazzino, ma oltre alle granaglie e ai sacchi di macinato in questo locale, attraverso il portone (Foto 3), vi entravano i carri e i muli per il carico e lo scarico dei prodotti, mentre un’altra zona del vano era destinata alla misurazione del prodotto; gli strumenti erano molto probabilmente appesi ai muri ed al soffitto che con le robuste travi poteva sostenere sia lo strumento per la misura (lo staio, la mina, la stadera, ecc.) che il loro prezioso contenuto. In questo locale sono ancora ben leggibili le tracce di ben due ingressi verso il cortile interno, questi tracce confermano ancora una volta l’ipotesi di un piano cortilizio molto più basso rispetto a quello attuale. Il portone d’ingresso al mulino era posto dalla parte opposta della direzione del corso d’acqua perché ogni qualvolta che il livello dell’acqua del torrente saliva i danni potevano essere in tal modo limitati. La forma stessa a barca del cortile interno e dell’intero borgo non sembrano casuali se il primo insediamento è posto sull’affioramento roccioso l’intero complesso sembra aver una forma tale da offrire la minor resistenza all’acqua.

La parte superiore ai locali produttivi inizialmente era certamente destinata alla residenza del mugnaio e dei suoi famigliari, vi si poteva accedere da un androne coperto, uno spazio che conteneva il forno per la cottura del pane e che dava accesso anche ad un piccolo locale che conteneva le scorte alimentari per la famiglia ma anche per gli animali da cortile posti in un locale attiguo insieme al maiale, nel locale posto sull’altro lato dell’androne d’ingresso vi era collocato l’ovile e vicino la stalla per i muli. Niente era casuale ogni spazio, ogni animale aveva una funzione vitale per quel piccolo mondo, tutto era finalizzato alla sopravvivenza del gruppo, sopra alla porcilaia ed ad pollaio. Particolare della 'Casa a torre' il fienile che durante l’estate poteva trasformarsi in essiccatoio per i cerali infatti aveva ampie aperture sul lato sud e ovest tali da permettere al sole d’entrarvi praticamente per tutta la giornata considerando che nelle prime ore della giornata i raggi solari non potevano raggiungere il borgo. Interessante la finestrella trilitica posta sullo stallazzo dei muli, elemento architettonico certamente molto antico che lascia intendere un’origine medioevale di tale costruzione, nei pressi della quale è ben leggibile un cambio netto dell’orditura del sasso nella muratura dell’edificio adiacente, è in tal muro che si riscontra la presenza delle pietre di un’altra finestrella del medesimo tipo ma utilizzate per la realizzazione di un’altra apertura molto più ampia e successivamente tamponata. Particolare della 'Casa a torre' Il molino del Lentino è un borgo situato appositamente sul torrente Tidone per poter sfruttare l’energia dell’acqua, ma è posto anche su un punto di guado pertanto la casa a torre è forse ancor più giustificata, anche perché il guado rappresenta un punto di confine tra due territori, inoltre attraverso il borgo passava la vecchia strada montanara che proprio in tal punto si diramava: tenendo il fondovalle si giungeva dopo poche miglia a Nibbiano, mentre se si prendeva l’altra diramazione, quella lungo il Rio Lentino si poteva giungere a Stadera e proseguire poi per la Valle della Versa. Se, invece, si attraversa il guado e si sale per la ripida mulattiera si giunge a………. e poi a Monte Martino dove vi era un fortilizio che fronteggiava quello posto sull’altra sponda del Tidone nella borgata di Genepreto, la strada che saliva verso M. Martino proseguiva poi verso Pecorara per giungere poi nella Valle della Trebbia in quelli di Bobbio.